giovedì 14 marzo 2019

Segni della vocazione al sacerdozio cattolico

Diversi ragazzi mi hanno chiesto quali sono i segni della vocazione sacerdotale. Visto che questo argomento interessa molti lettori, per poter dare una risposta soddisfacente, ho consultato il testo "Esortazioni al clero", pubblicato nel 1943 dalla casa editrice Civiltà Cattolica, e scritto da Padre Ottavio Marchetti, sacerdote della Compagnia di Gesù. Ecco una sintesi schematica. Affinché una vocazione sacerdotale sia considerata autentica sono necessarie quattro caratteristiche: doni di natura, doni di grazia, libera volontà, retta intenzione.

Doni di natura:
- dono della salute (che consenta di svolgere efficacemente il ministero sacerdotale);
- dono del buon carattere;
- dono dell'intelligenza.

Doni di grazia:
- pratica delle virtù acquisite: pietà, castità, disinteresse, zelo, spirito di disciplina ed ubbidienza.

Libera volontà:
- tendere al sacerdozio senza costrizioni da parte di qualcuno.

Retta intenzione:
- tendere al sacerdozio cattolico unicamente per consacrarsi al servizio di Dio e alla salvezza delle anime, avendo una soda pietà, una provata purezza di vita, e una scienza sufficiente.

Chi ha tutte queste caratteristiche mostra di avere segni della chiamata di Dio allo stato sacerdotale.
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sabato 23 febbraio 2019

Valore della Santa Messa

Dagli scritti di Don Giulio Barberis (1847 - 1927), seguace e collaboratore di San Giovanni Bosco.


Questo unico sacrificio della nuova legge racchiude in sè tutti i sacrifici della legge antica, e da solo procura alla SS. Trinità maggior gloria ed onore, che non tutti insieme i sacrifici dell’antico patto. Nella legge mosaica si offerivano quattro sorta di sacrifizi: l’olocausto, per riconoscere il supremo potere di Dio sulle creature, ed onorare la sua divina maestà e celebrare la sua infinita bontà: e questi si dicevano sacrifici latreutici; i sacrifici eucaristici, o di ringraziamento, in riconoscenza dei benefici ricevuti; i sacrifizi espiatori o propiziatori, per l’espiazione dei peccati degli uomini, propiziandoci così il Signore prima sdegnato per le nostre colpe; ed i sacrifici pacifici od impetratori, stabiliti per domandare ed ottenere le grazie necessarie onde camminare nella via della giustizia. Il sacrifizio della Messa da solo produce questi quattro medesimi effetti, e li produce in un modo infinitamente più perfetto, essendo stato istituito ed offerto da Gesù Cristo per questi medesimi fini, cioè per onorare la suprema maestà di Dio, per ringraziarlo dei suoi favori, per riparare le ingiurie che gli son fatte dal peccato, e per ottenere da lui tutte le grazie di cui l’uomo ha bisogno. È pertanto necessario assistere al santo sacrificio della Messa con gran rispetto e raccoglimento e divozione, se si vogliono da essa ricavare i frutti che può recare, pensando che è Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che immola se stesso sull’altare per le mani del sacerdote, come fu immolato sul Calvario per le mani dei carnefici; è la medesima vittima e il medesimo sacrificatore principale.

Gesù Cristo sacerdote offerente.

Conviene che tu noti bene ciò che dissi qui sopra, che il primario e vero offerente di questo santo sacrifizio è Gesù Cristo medesimo: non è il sacerdote, non è il vescovo, neppure il Papa. Non volle Gesù che il sacrificatore fosse un angelo, neppure che fosse la stessa sua madre santissima; volle essere egli medesimo, prete dei preti, vescovo dei vescovi, Figlio unico di Dio, sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedech. È lui che dà alla santa Messa la sua eccellenza incomparabile. I sacerdoti non ne sono che i servitori. Essi imprestano a Gesù, direi così, la loro bocca, la loro voce, le loro mani per l’esecuzione del divin sacrifizio, ma il sacrificatore è Gesù medesimo. Il dolce Salvatore si degna di farsi nostro sacerdote, nostro medico, nostro avvocato! [...]

Valore della Messa.

Segue da ciò, che ogni Messa è d’un valore che ha dell’infinito, ed è celebrata da Gesù Cristo stesso con una divozione, un rispetto, un amore al disopra di quello che possono comprendere gli angeli e gli uomini. Noi pertanto non possiamo comprendere tutta l’eccellenza del sacrifizio dell’altare. Oh Gesù! Quale incomprensibile mistero, e quale fortuna per noi, poveri peccatori, di essere ammessi ad assistere alla santa Messa e di potercene appropriare i frutti! Considera attentamente, o mio buon figliuolo, il vantaggio che te ne proviene dal poter assistere a così santo sacrificio. Nostro Signore si offre per te; egli si fa mediatore tra la tua colpabilità e la giustizia divina; egli trattiene i castighi che ogni giorno meriterebbero i tuoi peccati. Oh! se aprissi bene gli occhi a questa verità, quanto ameresti la santa Messa! Come sospireresti la fortuna di potervi assistere, come l’ascolteresti devotamente, come soffriresti ogni qualvolta fossi impossibilitato di assistervi! Quanto anzi desidereresti di poterne ascoltare varie ogni giorno!

Altri offerenti.

L’essere Gesù Cristo medesimo in persona il vero sacrificatore e principale sacerdote della Messa, non toglie nulla di dignità ai sacerdoti terreni di cui egli vuole materialmente servirsi. Sono essi con ciò elevati a rappresentare Gesù Cristo medesimo, tengono le veci di Gesù ed agiscono in nome di Gesù. Essi sono i ministri, gli strumenti che gli prestano le loro mani e la loro voce. Ma bisogna ancora sapere che in terzo luogo sono offerenti del sacrifizio anche quelli che partecipano alla santa Messa, poiché tutti i fedeli in unione di Gesù e del sacerdote hanno il potere di offrire il santo sacrificio. Inoltre vanno notati come offerenti, e perciò il valore della Messa è applicato primieramente a loro, quelli che somministrano la limosina per farla celebrare; quelli che procurano l’apparato necessario per il sacrificio; ed infine tutti coloro, che impediti dalle loro occupazioni non potendo assistervi corporalmente, vi si uniscono con l’intenzione. Tutti costoro offrono la vittima divina e partecipano al frutto dell’offerta.

L’offrire la Messa è privilegio di tutti.

Tengo per certo che una delle più eccellenti grazie che Dio abbia accordate a tutti i fedeli, senza distinzione di sesso, d’età o di stato, sia questa: che non abbia concesso ai sacerdoti soltanto, ma altresì a tutti gli uomini di poter offrire a sua divina maestà questo augusto sacrificio. È per questo che l’apostolo San Pietro proclamò i fedeli stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo di acquisto, affinchè esaltino le virtù di colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce. Gesù ti dà il diritto di offerire questo sacrificio non solo per te, ma a modo dei sacerdoti anche per gli altri, cioè per coloro, chiunque essi siano, per cui l’offri. E questo è certo, poiché nel canone della Messa il sacerdote dice espressamente non essere il sacerdote solo che offre il sacrifizio, ma essere tutti i circostanti. E nell’Orate fratres il sacerdote, voltandosi ai fedeli, aggiunge: « Affinchè il mio e vostro sacrificio sia accettevole presso Dio Padre onnipotente ». E dopo l’elevazione del calice il sacerdote ripete che non è egli solo, ma unito al popolo che offerisce alla sovrana maestà, un sacrificio puro, santo ed immacolato. Bisogna pertanto che chi assiste al santo sacrificio, o colle parole o almeno con l’intenzione, si unisca al sacerdote, onde partecipare più abbondantemente del frutto del sacrificio. Che privilegio hai tu sebbene non sacerdote, di poter offrire così facilmente il corpo ed il sangue del Salvatore! Oh! approfitta di questo potere! Esercita tutti i giorni quel sacerdozio di cui la misericordia di Dio ti ha investito, e pensa proprio ad unirti spiritualmente al sacerdote, e ad offerire con lui il divin sacrificio. Senza questo non sentiresti bene la Messa; perchè ascoltare la Messa non è solamente esser presente materialmente, è offerire il sacrificio in unione col sacerdote.


[Brano tratto da "Il Vade mecum dei giovani salesiani" di Don Giulio Barberis, SEI, Imprimatur: Taurini, die 18 julii 1931, Can. p. Franciscus Paleari].
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venerdì 28 settembre 2018

Come confessarsi bene?


Ogni tanto una mia amica mi scrive per chiedermi dei consigli spirituali.  


Caro D. [...] ti scrivo perché penso che tu possa veramente aiutarmi. Ti chiedo però di rispondermi con calma, quando potrai, non vorrei mai metterti fretta. È mio desiderio confessarmi una volta alla settimana come regola, ma dev'essere una confessione ben fatta. Perciò ho cercato qua e là, ma non ho trovato uno schema serio per l'esame di coscienza. Ora mi chiedo se tu forse puoi darmi qualche indicazione. Ti ringrazio come sempre di cuore. [...] Ciao!


Cara sorella in Cristo, 
ti ringrazio di cuore per la richiesta che mi hai fatto. Ormai lo sai bene che per me è una grande gioia fare qualcosa che va a vantaggio della tua anima, nella speranza di dare gusto a Gesù buono che ti ha tanto amato sin dall’eternità ed è giunto ad immolarsi sulla croce del Golgota per espiare anche i tuoi peccati. Sono davvero contento che desideri confessarti spesso, come raccomandato da Papa Pio XII, da Sant’Alfonso Maria de Liguori e da tanti altri autorevoli e dotti autori. In genere, quando una persona si confessa bene, sente un grande fervore di praticare le virtù cristiane, prega il Signore con maggiore carità, sente maggiore carità anche verso il prossimo, resiste più facilmente alle tentazioni, ed ottiene altri benefici spirituali. Purtroppo, i preti modernisti sconsigliano di confessarsi spesso, quindi ti conviene recarti da qualche confessore timorato di Dio e amante della vita devota.

Per rispondere alla tua richiesta di aiuto, ho preparato appositamente per te uno schema per fare un esame di coscienza adatto alle anime che sono attratte dalla vita devota. Onde evitare di essere troppo prolisso, ho evitato di riportare quei peccati che in genere le persone che praticano un’intensa vita interiore difficilmente commettono, ad esempio l’apostasia, il non andare a Messa nei giorni di precetto, l’omicidio, le rapine, l’incesto, la calunnia, e altri gravi peccati. Ho dato particolarmente risalto a quei peccati veniali (leggeri) che spesso vengono trascurati dai penitenti. Chi ama Dio e vuole praticare una vita davvero virtuosa cerca di evitare non solo le colpe gravi ma anche quelle veniali. Per esserti di maggiore aiuto, di fianco a ogni peccato ho segnalato se si tratta di materia grave o veniale, basandomi sugli scritti di autori di buona dottrina come Sant’Alfonso, Don Luigi Piscetta, Padre Eriberto Jone, Padre A. Chanson, e altri. Si tratta di un qualcosa che manca negli schemi che in genere si trovano in giro. Ovviamente non ho potuto elencare tutti i peccati possibili e immaginabili, oppure riportare tutta l’intera casistica per ogni tipo di peccato, altrimenti avrei dovuto scrivere un’enciclopedia, ma mi sono limitato a parlare di alcuni dei peccati tra quelli più comuni. Spero tanto che il lavoro che ho realizzato possa esserti di aiuto nel cammino di perfezione cristiana.


Schema per l’esame di coscienza per anime devote.

- Ho tralasciato di raccogliermi interiormente e di mettermi alla presenza di Dio prima di incominciare a pregare? (Veniale)

- Mi sono distratta volontariamente mentre recitavo le preghiere oppure mentre assistevo al Santo Sacrificio della Messa? (Veniale)

- Ho ricevuto la Comunione con poco fervore e profitto per l’anima a causa della negligenza con cui mi sono preparata a ricevere Gesù sacramentato? (Veniale)

- Ho accettato deliberatamente pensieri di superbia? (La “superbia perfetta”, cioè quando una persona giunge a considerarsi al di sopra di Dio, è peccato mortale, invece la “superbia imperfetta”, cioè quando una persona si limita solamente a nutrire uno sregolato desiderio di onore e ad amare in maniera esagerata la propria eccellenza, è peccato veniale, a meno che non giunge a far commettere qualche grave colpa nei confronti del prossimo)

- Quando mi sono capitate cose spiacevoli mi sono arrabbiata con Dio, ingiuriandolo o accusandolo di fare cose sbagliate? (Peccato grave)

- Faccio discorsi inutili, cioè che non giovano né a me né al prossimo? (Veniale)

- A volte faccio delle “opere buone”, non con l’intento di dare gusto a Dio, ma per vanagloria, cioè per fare bella figura ed essere stimata dalla gente? (Veniale)

- Mi impegno seriamente ad educare cristianamente la prole? (Si tratta di un obbligo gravissimo, pertanto i genitori che sono gravemente negligenti nell’educare i figli, facendoli crescere quasi come se Dio non ci fosse, peccano mortalmente)

- Nutro antipatia o addirittura odio nei confronti delle persone scortesi o di quelle che mi hanno fatto dei torti? (“Sentire” antipatia verso una persona non è peccato se non vi diamo il consenso della volontà, se invece vi diamo il consenso e si tratta di piccole antipatie, pecchiamo venialmente, mentre se proviamo odio grave, in questo caso pecchiamo mortalmente, ad esempio accettando deliberatamente il pensiero di desiderio che il prossimo venga colpito da qualche grave ed ingiusto male)

- Ogni tanto aiuto materialmente le opere pie (ad esempio le opere davvero cattoliche che svolgono apostolato) e le persone che si trovano in stato di bisogno? (Chi dona alle opere pie o ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente, almeno secondo i teologi della sentenza più rigida. Non si è tenuti ad aiutare tutti coloro che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra scelta. Per quanto riguarda i poveri che si trovano in stato di necessità estrema, cioè che rischiano di morire, grazie a Dio in Italia è rarissimo trovare qualcuno che si trovi in condizioni così disperate, quindi non sto ad elencarti tutta la casistica, anche perché su questo tema i teologi non sempre sono concordi)

- Ho esagerato nel bere o nel mangiare? (Per capire quando si pecca in questa materia ti faccio un esempio: bere un po’ di vino è una cosa buona, berne sino al punto da rimanere brilli è peccato veniale, berne sino al punto da ubriacarsi è peccato mortale; lo stesso discorso vale quando si mangia in maniera eccessiva, peccando in modo grave o veniale in base alla gravità delle conseguenze, se ci cibiamo sino al punto da star male o di nuocere alla salute)

- Ho detto delle bugie? (Le menzogne che fanno un grave danno al prossimo sono colpe gravi, le altre sono colpe veniali)

- Sopporto con pazienza le avversità oppure mi lascio prendere dall’impazienza? (Ordinariamente è un peccato veniale, tuttavia può diventare mortale se giunge a far trasgredire un grave precetto)

- Nella vita cristiana mi lascio dominare dall’accidia? (L’accidia è la pigrizia nel compiere opere virtuose, spesso fa commettere delle colpe solamente veniali, ad esempio quando induce una persona a saltare, per pigrizia spirituale, delle pratiche devozionali facoltative alle quali è abituato; ma se l’accidia giunge a non far compiere atti che obbligano gravemente in coscienza, ad esempio assistere alla Messa domenicale, trascina al peccato mortale)

- Quando vedo qualcuno comportarsi male mi lascio prendere dall’ira? (Quando una persona si adira in modo ragionevole per un torto subìto e auspica una giusta punizione del colpevole, non commette peccato; invece quando l’ira giunge a far accettare un disordinato trasporto dell’animo, in questo caso si commette un peccato veniale, tuttavia diventa colpa grave se la persona adirata giunge a tale eccesso da far pensare che abbia perso l’uso della ragione, oppure quando giunge a far desiderare disordinatamente qualcosa che è gravemente contraria alla carità e alla giustizia, ad esempio desiderare una punizione gravemente esagerata per il colpevole o addirittura per un innocente)

- Anche se da tanti anni non vivo più coi miei genitori, continuo ad interessarmi di loro e ad aiutarli quando hanno bisogno del mio sostegno? (Abbandonare a se stessi i genitori che si trovano in grave stato di necessità, pur avendo la possibilità di aiutarli, è una grave mancanza di pietà filiale da parte dei figli)

- Mi sono attaccata eccessivamente ai beni materiali? (In se stessa è una colpa veniale, tuttavia può essere causa di peccati mortali, ad esempio quando giunge al punto di far commettere furti in materia grave, omettere di aiutare il prossimo che sta letteralmente morendo di fame, considerare i soldi più importanti di Dio, eccetera).

- Ho creduto alle superstizioni? (Si tratta di materia grave, tuttavia alcuni autorevoli teologi ammettono la possibilità che il penitente possa peccare solo venialmente per ignoranza, semplicità, errore, o se considera la cosa più per scherzo che seriamente)

- Ho giudicato temerariamente il prossimo oppure ho avuto dei sospetti temerari nei suoi confronti? (Se c’è bastante fondamento per giudicare che il prossimo ha commesso un grave male, non si commette nessun peccato, mentre il giudizio diventa “temerario”, e peccato grave, quando senza sufficienti motivi giudichiamo che il prossimo abbia certamente commesso un grave male; da ciò, secondo Sant’Alfonso, si deduce che tali giudizi di solito non sono peccaminosi poiché spesso ci sono sufficienti motivi che fanno ritenere che il prossimo abbia commesso davvero quella colpa, oppure perché non sono giudizi, ma solo dei sospetti, i quali non giungono a peccato mortale se non quando si dubita, senza avere nessun indizio, che persone di buona fama siano colpevoli di colpe gravissime, mentre se c’è anche un minimo indizio non si commette nemmeno peccato veniale nel sospettare del prossimo)



Vari consigli per confessarsi bene.

I peccati mortali sono talmente gravi che ne basta solo uno per meritare l'inferno, se si muore senza essersi pentiti. Se una persona ha commesso solo peccati veniali e non si è pentita, non va all'inferno, ma in purgatorio, tuttavia è bene cercare di evitare anche queste colpe che pur non essendo gravi, indeboliscono l'anima e la predispongono al peccato mortale. 

È obbligatorio confessare solo i peccati certamente mortali, cioè le colpe gravi commesse con piena avvertenza dell’intelletto e deliberato e pieno consenso della volontà. Se una persona ha commesso una colpa grave, ma non è certa di aver avuto piena avvertenza e pieno consenso, non è obbligata a confessare quella colpa, anche se, per maggiore tranquillità di coscienza del penitente, è consigliabile confessarla, dicendo, ad esempio, che non si è certi di aver dato il pieno consenso della volontà a quel pensiero di odio grave (alle anime scrupolose è vivamente sconsigliato di confessare i peccati dubbi). Inoltre tutte le cose che avvengono durante il sonno o il dormiveglia non sono peccati mortali. È facoltativo confessare i peccati veniali (cioè colpe con materia leggera, oppure con materia grave ma commesse senza piena avvertenza o senza pieno consenso della volontà), tuttavia è bene confessarsi anche se si hanno solo colpe veniali, perché l'assoluzione purifica la coscienza, aiuta a resistere con maggior vigore alle tentazioni e accresce la grazia santificante.

È molto facile fare una buona Confessione; è sufficiente fare un esame di coscienza (bastano pochi minuti per chi si confessa spesso), pentirsi dei peccati commessi, avere il proposito di non peccare più, confessarli con sincerità al sacerdote, e infine eseguire la penitenza (se il confessore tralascia o si dimentica di dare la penitenza, la confessione è valida lo stesso, però, come insegna Sant'Alfonso, il prete si macchia di colpa, veniale o mortale in base alla gravità delle colpe confessate dal penitente, se ha deliberatamente omesso di assegnargli una penitenza).

Affinché la Confessione sia fruttuosa è necessario essere sinceramente pentiti dei peccati commessi, ma ciò è un dono di Dio, pertanto è importante pregare lo Spirito Santo e la Beata Vergine Maria per ottenere la grazia del pentimento per le colpe compiute. Per suscitare il dispiacere dei peccati commessi è molto utile riflettere al fatto che con le proprie colpe è stato offeso Dio che è infinitamente buono, ci ha tanto amato sin dall’eternità, ed è degno di essere amato sopra ogni cosa, inoltre i propri peccati hanno causato l'atroce Passione e Morte di Gesù Cristo. Chi si pente per questi motivi, significa che ha un dolore perfetto (contrizione del cuore). Invece il dolore è imperfetto (detto anche “attrizione”) quando è causato principalmente (non esclusivamente) dalla paura dell'inferno, o dal dispiacere di aver perso il paradiso, o dalla riflessione sulla bruttezza del peccato commesso. Affinché una Confessione sia valida è sufficiente avere un dolore imperfetto. In caso di imminente pericolo di morte, mancando un sacerdote, è possibile ricevere il perdono di tutti i peccati suscitando qualche pensiero di dolore perfetto. A tal fine è ottima cosa imparare a memoria e recitare spesso l'Atto di dolore. 

È necessario essere sinceramente pentiti di tutti i peccati mortali compiuti, altrimenti l’assoluzione è nulla (e anche sacrilega, se il penitente è consapevole di non essere pentito). Se ti confessi solo di peccati veniali, affinché l’assoluzione sia valida è necessario essere sinceramente pentita almeno di uno di loro, tuttavia conviene suscitare il dolore di tutte le colpe veniali, poiché in questo modo si ottengono maggiori benefici spirituali. È lecito confessare dei peccati, mortali o veniali, già confessati in passato. 

Per scriverti questa lettera ho impiegato diverse ore (per poter fornirti informazioni precise sono andato a rivedere vari manuali di Teologia Morale), ma l’ho fatto molto volentieri, poiché voglio che la tua anima avanzi sempre di più nel cammino di perfezione cristiana e, soprattutto, spero in questo modo di aver dato gusto a Dio. Se in futuro avrai altri consigli da chiedermi, non esitare a scrivermi ancora, sarò molto felice di fare qualcosa per il tuo bene spirituale.

Rinnovandoti la mia amicizia e la mia stima, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter