Monastero Santa Chiara
Via Sabbatini, 44
41021 Fanano
Al 31 dicembre 2012 erano presenti nel monastero 15 monache Professe di voti solenni, 1 novizia.
L'Ordine di Santa Chiara è uno degli Ordini detti di "suore di clausura", cioè nei cui monasteri si conduce una "vita contemplativa". Le clarisse indossano un abito marrone. Il velo delle novizie è bianco, mentre quello delle professe è nero.
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La spiritualità di Santa Chiara d’Assisi si radica profondamente nella semplicità evangelica, nella povertà vissuta come libertà interiore e nella contemplazione amorosa del Cristo crocifisso. Fondatrice dell’Ordine delle Clarisse, Chiara non fu soltanto la discepola di Francesco, ma una guida spirituale autonoma, capace di incarnare con radicalità e dolcezza il carisma francescano in una forma femminile, silenziosa e luminosa. La sua vita, ritirata nel monastero di San Damiano, fu un cammino di progressiva spogliazione, non solo materiale ma anche spirituale, volto a conformarsi totalmente al Cristo povero e umile. Per Chiara, la povertà non era privazione, ma pienezza: rinunciare ai beni del mondo significava aprirsi alla ricchezza dell’amore divino, vivere senza possedere per lasciarsi possedere da Dio.
La sua spiritualità si esprime in modo mirabile nella Regola che scrisse per le sue sorelle, la prima redatta da una donna e approvata dalla Chiesa. In essa, Chiara non propone un sistema ascetico rigido, ma un cammino di comunione, di fraternità, di gioia nella condivisione. Il cuore della sua esperienza è l’imitazione di Cristo: “seguire le orme del Figlio di Dio”, come scrive nella sua Lettera ad Agnese di Praga, significa accogliere la croce non come peso, ma come luogo di incontro, di amore, di trasfigurazione. Chiara contempla il volto di Cristo con lo sguardo dell’amata, e invita le sue sorelle a fare lo stesso: “Fissa il tuo sguardo su di Lui, medita il suo volto, contempla la sua bellezza”. La contemplazione diventa per lei il respiro dell’anima, il modo di abitare il tempo e lo spazio con intensità spirituale, anche nella clausura.
La clausura, infatti, non è per Chiara una fuga dal mondo, ma una immersione più profonda nella sua verità. Il monastero di San Damiano diventa un luogo di intercessione, di offerta, di maternità spirituale. Chiara, pur fisicamente separata dalla società, è intimamente unita ad essa attraverso la preghiera, il sacrificio, la compassione. Durante l’assedio di Assisi, la sua preghiera davanti al Santissimo Sacramento diventa scudo invisibile per la città: un gesto che rivela la forza della sua fede e la potenza della sua intercessione. La spiritualità clariana è dunque attiva, generativa, capace di trasformare il silenzio in parola, la debolezza in forza, la povertà in fecondità.
Chiara vive la malattia come ultima forma di offerta. Per ventisette anni soffre, ma non si lamenta: trasfigura il dolore in lode, la fragilità in comunione. Le sue ultime parole, “Va’ sicura, perché hai buona scorta”, rivolte all’anima che si avvia verso Dio, sono il sigillo di una vita vissuta nella fiducia, nella tenerezza, nella luce. La sua spiritualità continua a parlare oggi, in un mondo affannato dalla ricerca del possesso e del rumore, come invito alla quiete, alla gratuità, alla bellezza del vivere in Dio. Santa Chiara non ci propone un modello irraggiungibile, ma una via possibile: quella dell’amore che si fa dono, della luce che nasce dalla povertà, della gioia che fiorisce nel silenzio.