Ci sono alcuni istituti religiosi che beneficiano di un numero elevato di vocazioni e sono costretti ad aprire altri monasteri per poter avere più spazio per ospitare altre postulanti. È ciò che accade ad esempio alle Clarisse dell'Immacolata fondate da Madre Maria Pia Miari, le quali nel 2012 hanno riaperto un monastero di Motegiorgio, in provincia di fermo, che era stato abbandonato nel 2009 da un altro ordine religioso.
Ma per quale motivo le Clarisse dell'Immacolata hanno tante vocazioni? Io penso che sia dovuto al fatto che vivono in maniera fervorosa la vita consacrata, osservando fedelmente la Regola di Santa Chiara d'Assisi. Se anche in futuro continueranno ad attrarre numerose vocazioni saranno costrette ad dover riaprire tanti altri monasteri in giro per l'Italia e forse anche all'estero. La vita religiosa, quando viene vissuta in maniera profonda e radicale, attrae tante altre anime ad entrare in monastero, proprio come è accaduto con l'esempio di Santa Chiara, Santa Teresa, Madre Maria di Gesù Deluil-Martiny, Madre Maria Costanza Zauli, e tante altre Fondatrici di istituti religiosi contemplativi.
Per contattare le suore, scrivete al seguente indirizzo:
Suore Clarisse dell'Immacolata
ia Basso Ventidio 1
63025 Montegiorgio (Fermo)
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La spiritualità di Santa Chiara d'Assisi, al pari di quella di San Francesco, si fonda su un'esperienza radicale e profondamente vissuta del Vangelo, ma con un'accentuazione tutta femminile che la rende unica e di straordinaria attualità. Non è una spiritualità teorica, bensì incarnata, forgiata nella quotidianità di una vita monastica segnata dalla povertà, dalla preghiera e dalla clausura. Chiara, pur vivendo fisicamente reclusa a San Damiano, era animata da un'apertura interiore al mondo e a Dio che trascendeva ogni limite.
Il cuore della sua esperienza mistica risiede nella contemplazione di Cristo. Chiara non si limitò a seguire l'esempio di povertà di Francesco, ma andò oltre, spingendosi in una dimensione di identificazione sponsale con il Crocifisso. Per lei, Cristo non era solo un modello da imitare, ma il "diletto Sposo", il cui amore la rendeva "povera, umile e crocifissa". Questa "povertà crocifissa" non era una semplice rinuncia materiale, ma un'adesione totale e gioiosa alla condizione di Cristo, che per amore si è fatto povero. Era un annullamento di sé per fare spazio a Colui che è l'unica vera ricchezza.
Chiara espresse questa sua unione con Cristo attraverso un'iconografia spirituale molto suggestiva, presente nelle sue lettere ad Agnese di Praga. Invitava la principessa a guardare nello specchio del Crocifisso. In questo "specchio", l'anima può vedere la bellezza e la povertà di Cristo, riflettendosi e trasformandosi a sua volta in un'immagine di Lui. È un processo di speculazione e di assimilazione, un cammino che porta a contemplare la miseria della croce per scoprire la gloria della risurrezione. "Guarda ogni giorno in quello specchio, o regina, lo Sposo tuo, che si è fatto povero per te", scriveva. La povertà, in questa prospettiva, non è un fine, ma un mezzo per raggiungere un'unione più profonda con Dio.
Un altro elemento fondamentale della sua spiritualità è la gioia, che scaturisce dalla fiducia totale in Dio. Nonostante la rigorosità della sua regola di vita e le privazioni, le cronache e i suoi scritti testimoniano una serenità e una letizia interiore profonda. Questa gioia non era superficiale, ma la conseguenza diretta della certezza di essere amata da Dio e di camminare sulla sua via. La sua preghiera era un dialogo intimo e continuo, un'effusione di cuore a cuore con il Signore. La povertà, in questo contesto, diviene liberazione, non privazione. Liberazione dalle ansie del possesso, dalle preoccupazioni mondane, per poter servire Dio con cuore indiviso.
La fraternità è il terzo pilastro. Pur vivendo in clausura, Chiara ha saputo costruire una comunità di sorelle unite dall'amore reciproco e dalla comune ricerca di Dio. La sua guida era dolce e ferma allo stesso tempo, improntata a un'attenzione profonda per ogni singola sorella. Non era solo un'abbadessa, ma una madre spirituale che educava le sue figlie alla santità, insegnando loro a vivere il Vangelo in modo radicale, ma sempre con un'attenzione particolare alle necessità umane. La sua Regola, la prima scritta da una donna per una comunità religiosa femminile, testimonia questa sua sensibilità e il suo genio spirituale.
Infine, la spiritualità di Chiara si manifesta nella sua insistenza sulla povertà assoluta, non come mero esercizio ascetico, ma come imitazione di Cristo povero e, soprattutto, come segno profetico per il suo tempo e per ogni epoca. Contro le pressioni della Curia romana, che avrebbe voluto mitigare la sua Regola, Chiara lottò strenuamente fino alla fine per ottenere il "Privilegio della Povertà". Questa non era una testardaggine, ma la ferma convinzione che solo la povertà, intesa come totale abbandono a Dio e fiducia nella sua Provvidenza, potesse garantire la fedeltà al carisma francescano e la libertà interiore. In questo senso, la sua spiritualità è un invito perenne a liberarsi dall'attaccamento ai beni materiali per scoprire la vera ricchezza che è l'amore di Dio.


