lunedì 18 agosto 2014

Maternità spirituale

Pensando ad una monaca di clausura, ad una donna prima di tutto, penso immediatamente alla figura della madre, della mamma. Si può parlare per te e per le tue consorelle di “maternità spirituale”? Come vi sentite madri?

Ovviamente nella preghiera, prima di tutto, portando quotidianamente al Signore l’uomo con tutto ciò che lo abita di santo e di deviato: un uomo che ha il volto molto concreto di coloro che si affidano o ci vengono affidati, un uomo che a volte si affaccia anche concretamente alla nostra grata e chiede personalmente ascolto e custodia nella preghiera. Ma oltre a questo siamo chiamate in forza della nostra stessa Forma di vita, lasciataci in eredità dalla Madre S. Chiara – che è stata oltre tutto la prima donna nella Chiesa a comporre una regola per il proprio Ordine – ad essere madri le une delle altre. In una comunità di clarisse non è la sola abbadessa a svolgere un servizio materno, ma ogni sorella ha il compito e il dono di essere per le altre rifugio, esempio, guida, consolazione… quando occorre anche provocazione al bene attraverso il servizio della correzione fraterna. Ho usato più volte il termine “servizio”, perché caro a Chiara, che voleva che l’abbadessa fosse “la serva di tutte le sorelle”; e ogni sorella con lei, madre nel servizio, per amarsi reciprocamente in quel modo tanto concreto e fattivo che Gesù ci ha mostrato nell’ultima cena. E’ questa maternità vissuta nel nostro quotidiano che è verifica e conferma della maternità spirituale che viviamo nella preghiera.

[Brano tratto dall'intervista rilasciata da suor Elena al settimanale "Il Popolo", rivista diocesana di Tornona del 16 gennaio 2014]