Santo Francesco, quando stava ad Assisi, spesse volte visitava Santa Chiara dandole santi ammaestramenti. Ed avendo ella grandissimi desideri di mangiare una volta con lui, e di ciò pregandolo molte volte, egli non le volle mai fare questa consolazione. Onde vedendo li suoi compagni il desiderio di santa Chiara, dissono a santo Francesco: "Padre, a noi non pare che questa rigidità sia secondo la carità divina, che suora Chiara, vergine così santa, a Dio diletta tu non esaudisca in così piccola cosa, come è mangiare con te e specialmente considerando che ella per le tue predicazioni abbandonò le ricchezze e le pompe del mondo. E di vero, se ella ti domandasse maggiore grazia che questa non è, sì la doveresti fare alla tua pianta spirituale". Allora santo Francesco rispose: "Pare a voi ch'io la debba esaudire?". Rispondono li compagni: "Padre, si degna cosa è che tu le faccia questa grazia e consolazione". Disse allora santo Francesco: "Da poi che pare a voi, pare anche a me. Ma affinché ella sia più consolata, io voglio che questo mangiare si faccia in Santa Maria degli Angeli, poiché ella è stata lungo tempo rinchiusa in santo Damiano, sicché le gioverà di vedere il luogo di santa Maria, dov'ella fu fatta sposa di Gesù Cristo; ed ivi mangeremo insieme al nome di Dio".
Venendo dunque il dì ordinato a ciò, santa Chiara uscì del monastero con una compagna, accompagnata di compagni di santo Francesco, e venne a Santa Maria degli Angeli. E salutata devotamente la Vergine Maria dinanzi al suo altare, dov'ella ricevette il velo. E in questo mezzo santo Francesco fece apparecchiare la mensa in sulla piana terra, siccome era usato di fare. E fatta l'ora di desinare si pongono a sedere insieme santo Francesco e santa Chiara, e uno dei compagni di santo Francesco e la compagna di santa Chiara, e poi tutti gli altri compagni s'acconciarono alla mensa umilmente. E per la prima vivanda santo Francesco cominciò a parlare di Dio sì soavemente, sì altamente, meravigliosamente, che discendendo sopra di loro l'abbondanza della divina grazia, tutti furono in Dio rapiti.
E stando così rapiti con gli occhi e con le mani levate in cielo, gli uomini da Assisi e da Bettona e quelli della contrada dintorno, vedevano che Santa Maria degli Angeli e tutto il luogo e la selva ch'era allora intorno al luogo, ardevano fortemente, e pareva che fosse un fuoco grande che occupava la chiesa e il luogo e la selva insieme. Per la qual cosa gli assisani con gran fretta corsero laggiù per spegnere il fuoco, credendo veramente che ogni cosa ardesse. Ma giungendo al luogo e non trovando ardere nulla, entrarono dentro e trovarono santo Francesco con santa Chiara con tutta la loro compagnia ratti in Dio per contemplazione e sedere intorno a quella mensa umile. Di che essi certamente compresero che quello era stato fuoco divino e non materiale, il quale Iddio aveva fatto apparire miracolosamente, a dimostrare e significare il fuoco de divino amore, del quale ardevano le anime di questi santi frati e sante monache; onde si partirono con grande consolazione nel cuore loro e con santa edificazione.
Poi, dopo grande spazio tornando in sé santo Francesco e santa Chiara insieme con li altri, e sentendosi bene confortati del cibo spirituale, poco si curarono del cibo corporale. E così compiuto quel benedetto desinare, santa Chiara bene accompagnata si ritornò a Santo Damiano. Di che le suore vedendola ebbero grande allegrezza; però che elle temevano che santo Francesco non l'avesse mandata a reggere qualche altro monastero, siccome egli aveva già mandata suora Agnese, santa sua sirocchia, abadessa a reggere il monastero di Monticelli di Firenze; e santo Francesco alcuna volta aveva detto a santa Chiara: "Apparecchiati, se bisognasse ch'io ti mandassi in alcuno luogo"; ed ella come figliuola di santa obbedienza aveva risposto: "Padre, io sono sempre apparecchiata ad andare dovunque voi mi manderete". E però le suore sì si rallegrarono fortemente, quando la riebbero; e santa Chiara rimase d'allora innanzi molto consolata.