sabato 23 febbraio 2019

Valore della Santa Messa

Dagli scritti di Don Giulio Barberis (1847 - 1927), seguace e collaboratore di San Giovanni Bosco.


Questo unico sacrificio della nuova legge racchiude in sè tutti i sacrifici della legge antica, e da solo procura alla SS. Trinità maggior gloria ed onore, che non tutti insieme i sacrifici dell’antico patto. Nella legge mosaica si offerivano quattro sorta di sacrifizi: l’olocausto, per riconoscere il supremo potere di Dio sulle creature, ed onorare la sua divina maestà e celebrare la sua infinita bontà: e questi si dicevano sacrifici latreutici; i sacrifici eucaristici, o di ringraziamento, in riconoscenza dei benefici ricevuti; i sacrifizi espiatori o propiziatori, per l’espiazione dei peccati degli uomini, propiziandoci così il Signore prima sdegnato per le nostre colpe; ed i sacrifici pacifici od impetratori, stabiliti per domandare ed ottenere le grazie necessarie onde camminare nella via della giustizia. Il sacrifizio della Messa da solo produce questi quattro medesimi effetti, e li produce in un modo infinitamente più perfetto, essendo stato istituito ed offerto da Gesù Cristo per questi medesimi fini, cioè per onorare la suprema maestà di Dio, per ringraziarlo dei suoi favori, per riparare le ingiurie che gli son fatte dal peccato, e per ottenere da lui tutte le grazie di cui l’uomo ha bisogno. È pertanto necessario assistere al santo sacrificio della Messa con gran rispetto e raccoglimento e divozione, se si vogliono da essa ricavare i frutti che può recare, pensando che è Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che immola se stesso sull’altare per le mani del sacerdote, come fu immolato sul Calvario per le mani dei carnefici; è la medesima vittima e il medesimo sacrificatore principale.

Gesù Cristo sacerdote offerente.

Conviene che tu noti bene ciò che dissi qui sopra, che il primario e vero offerente di questo santo sacrifizio è Gesù Cristo medesimo: non è il sacerdote, non è il vescovo, neppure il Papa. Non volle Gesù che il sacrificatore fosse un angelo, neppure che fosse la stessa sua madre santissima; volle essere egli medesimo, prete dei preti, vescovo dei vescovi, Figlio unico di Dio, sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedech. È lui che dà alla santa Messa la sua eccellenza incomparabile. I sacerdoti non ne sono che i servitori. Essi imprestano a Gesù, direi così, la loro bocca, la loro voce, le loro mani per l’esecuzione del divin sacrifizio, ma il sacrificatore è Gesù medesimo. Il dolce Salvatore si degna di farsi nostro sacerdote, nostro medico, nostro avvocato! [...]

Valore della Messa.

Segue da ciò, che ogni Messa è d’un valore che ha dell’infinito, ed è celebrata da Gesù Cristo stesso con una divozione, un rispetto, un amore al disopra di quello che possono comprendere gli angeli e gli uomini. Noi pertanto non possiamo comprendere tutta l’eccellenza del sacrifizio dell’altare. Oh Gesù! Quale incomprensibile mistero, e quale fortuna per noi, poveri peccatori, di essere ammessi ad assistere alla santa Messa e di potercene appropriare i frutti! Considera attentamente, o mio buon figliuolo, il vantaggio che te ne proviene dal poter assistere a così santo sacrificio. Nostro Signore si offre per te; egli si fa mediatore tra la tua colpabilità e la giustizia divina; egli trattiene i castighi che ogni giorno meriterebbero i tuoi peccati. Oh! se aprissi bene gli occhi a questa verità, quanto ameresti la santa Messa! Come sospireresti la fortuna di potervi assistere, come l’ascolteresti devotamente, come soffriresti ogni qualvolta fossi impossibilitato di assistervi! Quanto anzi desidereresti di poterne ascoltare varie ogni giorno!

Altri offerenti.

L’essere Gesù Cristo medesimo in persona il vero sacrificatore e principale sacerdote della Messa, non toglie nulla di dignità ai sacerdoti terreni di cui egli vuole materialmente servirsi. Sono essi con ciò elevati a rappresentare Gesù Cristo medesimo, tengono le veci di Gesù ed agiscono in nome di Gesù. Essi sono i ministri, gli strumenti che gli prestano le loro mani e la loro voce. Ma bisogna ancora sapere che in terzo luogo sono offerenti del sacrifizio anche quelli che partecipano alla santa Messa, poiché tutti i fedeli in unione di Gesù e del sacerdote hanno il potere di offrire il santo sacrificio. Inoltre vanno notati come offerenti, e perciò il valore della Messa è applicato primieramente a loro, quelli che somministrano la limosina per farla celebrare; quelli che procurano l’apparato necessario per il sacrificio; ed infine tutti coloro, che impediti dalle loro occupazioni non potendo assistervi corporalmente, vi si uniscono con l’intenzione. Tutti costoro offrono la vittima divina e partecipano al frutto dell’offerta.

L’offrire la Messa è privilegio di tutti.

Tengo per certo che una delle più eccellenti grazie che Dio abbia accordate a tutti i fedeli, senza distinzione di sesso, d’età o di stato, sia questa: che non abbia concesso ai sacerdoti soltanto, ma altresì a tutti gli uomini di poter offrire a sua divina maestà questo augusto sacrificio. È per questo che l’apostolo San Pietro proclamò i fedeli stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo di acquisto, affinchè esaltino le virtù di colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce. Gesù ti dà il diritto di offerire questo sacrificio non solo per te, ma a modo dei sacerdoti anche per gli altri, cioè per coloro, chiunque essi siano, per cui l’offri. E questo è certo, poiché nel canone della Messa il sacerdote dice espressamente non essere il sacerdote solo che offre il sacrifizio, ma essere tutti i circostanti. E nell’Orate fratres il sacerdote, voltandosi ai fedeli, aggiunge: « Affinchè il mio e vostro sacrificio sia accettevole presso Dio Padre onnipotente ». E dopo l’elevazione del calice il sacerdote ripete che non è egli solo, ma unito al popolo che offerisce alla sovrana maestà, un sacrificio puro, santo ed immacolato. Bisogna pertanto che chi assiste al santo sacrificio, o colle parole o almeno con l’intenzione, si unisca al sacerdote, onde partecipare più abbondantemente del frutto del sacrificio. Che privilegio hai tu sebbene non sacerdote, di poter offrire così facilmente il corpo ed il sangue del Salvatore! Oh! approfitta di questo potere! Esercita tutti i giorni quel sacerdozio di cui la misericordia di Dio ti ha investito, e pensa proprio ad unirti spiritualmente al sacerdote, e ad offerire con lui il divin sacrificio. Senza questo non sentiresti bene la Messa; perchè ascoltare la Messa non è solamente esser presente materialmente, è offerire il sacrificio in unione col sacerdote.


[Brano tratto da "Il Vade mecum dei giovani salesiani" di Don Giulio Barberis, SEI, Imprimatur: Taurini, die 18 julii 1931, Can. p. Franciscus Paleari].
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